Vite bisestili di Enrico Inferrera (Edizioni Creativa, 2016, 2018)
Davvero convincente e avvincente il romanzo di Enrico Inferrera dal titolo “Vite bisestili” (Edizioni Creativa, 2016, 2018).
Ambientato in una città italiana che non viene mai nominata ma che si individua facilmente, la vicenda inizia subito con l’incuriosire il lettore, giacché uno dei protagonisti, il pittore Leonardo, voce narrante, afferma, nel primo capoverso del primo capitolo: “Mi uccideranno, non posso più evitarlo, non posso più fuggire” (pag. 13). Incipit davvero indovinato per suscitare curiosità, interesse, attesa che si tramutano in suspense a mano a mano che ci si addentra nel racconto. Infatti, grazie a un robusto impianto narrativo, che si avvale dell’insospettabile intreccio delle vite dei protagonisti e dei loro imprevedibili destini, l’autore riesce a tenere il lettore col fiato sospeso fino alla fine della vicenda che si caratterizza per un ultimo colpo di scena.
Indovinato e originale anche il titolo, che attribuisce alle vite di alcune persone il concetto applicato agli anni. “Così come ciclicamente abbiamo bisogno di un anno diverso, più lungo, per compensare la nostra incapacità di misurare il tempo seguendo il ritmo della terra e del sole, alla stessa maniera ci sono vite dotate di un qualcosa in più che compensa i limiti di altre vite” (pag. 144).
Accurata e profonda l’analisi psicologica di ogni personaggio, analisi che con poche pennellate ne mette in evidenza le peculiarità caratteriali, ben differenziandoli.
La prosa è scorrevole, lineare, asciutta. Tuttavia, non mancano alcune digressioni sul senso della vita, sulla differenza e l’importanza che l’essere e l’apparire hanno su di essa, sulla nostra difficoltà a comprendere alcuni accadimenti, il loro significato in un progetto organico nel quale e del quale noi siamo protagonisti ma non artefici oppure se, nostro malgrado, siamo in balia della casualità, come bussolotti in un’urna.
Un’opera narrativa che si legge come un romanzo giallo ma che non manca di suggerire al lettore spunti di riflessione su temi esistenziali come ogni buon libro, a mio avviso, dovrebbe fare.
Davvero convincente e avvincente il romanzo di Enrico Inferrera dal titolo “Vite bisestili” (Edizioni Creativa, 2016, 2018).
Ambientato in una città italiana che non viene mai nominata ma che si individua facilmente, la vicenda inizia subito con l’incuriosire il lettore, giacché uno dei protagonisti, il pittore Leonardo, voce narrante, afferma, nel primo capoverso del primo capitolo: “Mi uccideranno, non posso più evitarlo, non posso più fuggire” (pag. 13). Incipit davvero indovinato per suscitare curiosità, interesse, attesa che si tramutano in suspense a mano a mano che ci si addentra nel racconto. Infatti, grazie a un robusto impianto narrativo, che si avvale dell’insospettabile intreccio delle vite dei protagonisti e dei loro imprevedibili destini, l’autore riesce a tenere il lettore col fiato sospeso fino alla fine della vicenda che si caratterizza per un ultimo colpo di scena.
Indovinato e originale anche il titolo, che attribuisce alle vite di alcune persone il concetto applicato agli anni. “Così come ciclicamente abbiamo bisogno di un anno diverso, più lungo, per compensare la nostra incapacità di misurare il tempo seguendo il ritmo della terra e del sole, alla stessa maniera ci sono vite dotate di un qualcosa in più che compensa i limiti di altre vite” (pag. 144).
Accurata e profonda l’analisi psicologica di ogni personaggio, analisi che con poche pennellate ne mette in evidenza le peculiarità caratteriali, ben differenziandoli.
La prosa è scorrevole, lineare, asciutta. Tuttavia, non mancano alcune digressioni sul senso della vita, sulla differenza e l’importanza che l’essere e l’apparire hanno su di essa, sulla nostra difficoltà a comprendere alcuni accadimenti, il loro significato in un progetto organico nel quale e del quale noi siamo protagonisti ma non artefici oppure se, nostro malgrado, siamo in balia della casualità, come bussolotti in un’urna.
Un’opera narrativa che si legge come un romanzo giallo ma che non manca di suggerire al lettore spunti di riflessione su temi esistenziali come ogni buon libro, a mio avviso, dovrebbe fare.