TARANTO, ESTER CECERE: “PROSSIMAMENTE USCIRÀ LA MIA RACCOLTA ‘AVANZAVA SETTEMBRE’”
Incontri
La Voce del Nisseno
mag312020
http://www.lavocedelnisseno.it/Articoli/Incontri/Post/2453/TARANTO-ESTER-CECERE-PROSSIMAMENTE-USCIR%C3%80-LA-MIA-RACCOLTA-AVANZAVA-SETTEMBRE?fbclid=IwAR28iSmpcRMc3188ZnrAElQj7v_AM2PKlMFZg1KWbZrsszvBybWmMznBaag
di MICHELE BRUCCHERI – L’INTERVISTA. Autrice pugliese, è anche biologa marina. In questo lungo colloquio, ripercorre l’impegno culturale dell’ultimo periodo. Eccola a La Voce del Nisseno
Ester Cecere
Presentazioni che sono incontri di singolare profondità. Incontri che sono fecondo scambio. Ester Cecere, scrittrice pugliese, nei mesi scorsi - prima dell’improvvisa emergenza sanitaria da Covid-19 - ha avuto una serie di meeting culturali di notevole spessore. La Voce del Nisseno l’ha incontrata per fare il punto della situazione.
Ci parla dell’incontro romano di fine gennaio. In quell’occasione, presentò “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio”. Abbiamo anche riflettuto sul grave e terribile periodo legato al Coronavirus. L’autrice tarantina è anche biologa marina ed è una viaggiatrice inossidabile. In prospettiva, afferma: “Mi piacerebbe trascorrere qualche giorno delle vacanze estive in Italia che non ha certo niente di meno rispetto ad un qualunque Paese estero anche per contribuire alla ripresa del turismo nazionale”.
I proventi delle sue pubblicazioni sono sempre devoluti in beneficienza. Ester Cecere è una mente acuta ed eccelsa, dal cuore grande e generoso. Immancabilmente, al termine della nostra piacevole conversazione, le chiedo qualcosa in merito ai suoi prossimi progetti editoriali. “In anteprima ti comunico che, proprio qualche giorno fa, ho corretto le bozze della mia ultima raccolta di poesie - confida al nostro sito -. Uscirà prossimamente per i tipi di Edizioni Helicon di Arezzo nella collana di poesie ‘Le organze’ diretta da Marina Pratici. Si chiama ‘Avanzava settembre’ che è il titolo di una poesia, a me molto cara, presente nella raccolta”.
Marina Pratici è una nostra comune amica, un’operatrice culturale tenace e brillante. Incalzo Ester Cecere per saperne di più, però lei – perentoria – dichiara: “Sarò cattivella e per ora non ti dirò nient’altro”. Ce la leghiamo al dito, allora!!!
Ester, poco tempo fa, eravamo quasi a fine gennaio, hai presentato il tuo libro “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio” a Roma. Come è andata?
E’ andata molto bene, direi, soprattutto se si considera che era sabato e che spostarsi a Roma non è proprio semplicissimo. Erano presenti circa trenta persone, intervenute o perché davvero interessate al libro o perché desiderose di conoscermi, oltre a qualche amico e collega. Il loro interesse si è manifestato con le loro domande indirizzate alla Ester viaggiatrice, alla Ester madre e alla Ester sofferente di fibromialgia. Ne è scaturito, quindi, un dibattito vario e interessante, non privo di qualche battuta che ha vivacizzato la serata, al termine della quale è seguita una cena.
Un clima favorevole e familiare…
L’atmosfera conviviale ha favorito, infatti, la conversazione, ha permesso di approfondire alcuni argomenti affrontati nei miei racconti ma anche di spaziare a partire da essi. Alla fine della serata, sembrava di essere stati ad una riunione di amici. E tutto questo grazie all’idea originale e vincente di Maurizio Messina, proprietario del Caffè Letterario Hora Felix, che offre la possibilità di concludere la presentazione dei libri con una gustosa cenetta dal sapore tipicamente romano.
Sandro Angelucci e Antonella Pagano, ti hanno stimolato. In che modo? Come è stata strutturata la serata culturale?
Incontri
La Voce del Nisseno
mag312020
http://www.lavocedelnisseno.it/Articoli/Incontri/Post/2453/TARANTO-ESTER-CECERE-PROSSIMAMENTE-USCIR%C3%80-LA-MIA-RACCOLTA-AVANZAVA-SETTEMBRE?fbclid=IwAR28iSmpcRMc3188ZnrAElQj7v_AM2PKlMFZg1KWbZrsszvBybWmMznBaag
di MICHELE BRUCCHERI – L’INTERVISTA. Autrice pugliese, è anche biologa marina. In questo lungo colloquio, ripercorre l’impegno culturale dell’ultimo periodo. Eccola a La Voce del Nisseno
Ester Cecere
Presentazioni che sono incontri di singolare profondità. Incontri che sono fecondo scambio. Ester Cecere, scrittrice pugliese, nei mesi scorsi - prima dell’improvvisa emergenza sanitaria da Covid-19 - ha avuto una serie di meeting culturali di notevole spessore. La Voce del Nisseno l’ha incontrata per fare il punto della situazione.
Ci parla dell’incontro romano di fine gennaio. In quell’occasione, presentò “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio”. Abbiamo anche riflettuto sul grave e terribile periodo legato al Coronavirus. L’autrice tarantina è anche biologa marina ed è una viaggiatrice inossidabile. In prospettiva, afferma: “Mi piacerebbe trascorrere qualche giorno delle vacanze estive in Italia che non ha certo niente di meno rispetto ad un qualunque Paese estero anche per contribuire alla ripresa del turismo nazionale”.
I proventi delle sue pubblicazioni sono sempre devoluti in beneficienza. Ester Cecere è una mente acuta ed eccelsa, dal cuore grande e generoso. Immancabilmente, al termine della nostra piacevole conversazione, le chiedo qualcosa in merito ai suoi prossimi progetti editoriali. “In anteprima ti comunico che, proprio qualche giorno fa, ho corretto le bozze della mia ultima raccolta di poesie - confida al nostro sito -. Uscirà prossimamente per i tipi di Edizioni Helicon di Arezzo nella collana di poesie ‘Le organze’ diretta da Marina Pratici. Si chiama ‘Avanzava settembre’ che è il titolo di una poesia, a me molto cara, presente nella raccolta”.
Marina Pratici è una nostra comune amica, un’operatrice culturale tenace e brillante. Incalzo Ester Cecere per saperne di più, però lei – perentoria – dichiara: “Sarò cattivella e per ora non ti dirò nient’altro”. Ce la leghiamo al dito, allora!!!
Ester, poco tempo fa, eravamo quasi a fine gennaio, hai presentato il tuo libro “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio” a Roma. Come è andata?
E’ andata molto bene, direi, soprattutto se si considera che era sabato e che spostarsi a Roma non è proprio semplicissimo. Erano presenti circa trenta persone, intervenute o perché davvero interessate al libro o perché desiderose di conoscermi, oltre a qualche amico e collega. Il loro interesse si è manifestato con le loro domande indirizzate alla Ester viaggiatrice, alla Ester madre e alla Ester sofferente di fibromialgia. Ne è scaturito, quindi, un dibattito vario e interessante, non privo di qualche battuta che ha vivacizzato la serata, al termine della quale è seguita una cena.
Un clima favorevole e familiare…
L’atmosfera conviviale ha favorito, infatti, la conversazione, ha permesso di approfondire alcuni argomenti affrontati nei miei racconti ma anche di spaziare a partire da essi. Alla fine della serata, sembrava di essere stati ad una riunione di amici. E tutto questo grazie all’idea originale e vincente di Maurizio Messina, proprietario del Caffè Letterario Hora Felix, che offre la possibilità di concludere la presentazione dei libri con una gustosa cenetta dal sapore tipicamente romano.
Sandro Angelucci e Antonella Pagano, ti hanno stimolato. In che modo? Come è stata strutturata la serata culturale?
La copertina del suo libro
La serata prevedeva la mia presentazione, come autrice, a cura di Loredana D’Alfonso, a cui ha fatto seguito la presentazione di Sandro Angelucci, che ha letto tutti i miei libri, mi ha presentato altre volte e, quindi, conoscendomi molto bene ha subito centrato i punti salienti della narrazione, mettendo in evidenza anche la mia cifra narrativa. Mi ha piacevolmente sorpresa Antonella Pagano, che avevo incontrato diversi anni fa a Matera. Lei mi ha posto delle domande, a volte anche provocatorie, che mi hanno fatto riflettere su quanto io stessa voglia comunicare e che hanno dato il “la” a una bella discussione.
Puoi citare qualcosa?
Ne cito qualcuna: la letteratura ha ancora voglia di denunciare? Inoltre, riferendosi a un racconto in cui descrivo il rituale seguito dalle donne indiane prima di una festa religiosa, mi ha chiesto: oggi le donne sono molto impegnate in rituali personali a scapito di quelli tradizionali. Quanto ci siamo persi in questo passaggio? E poi, ciliegina sulla torta: ritieni che ci sia un Dna letterario del sud Italia e uno del nord?
Questo tuo percorso introspettivo, indubitabilmente, ci insegna qualcosa. Dal tuo punto di vista, cosa?
Come ho spiegato nella “Nota dell’autrice”, il viaggio ci permette di venire a contatto con civiltà e culture diverse dalla nostra consentendoci di capire con quali occhi osserviamo il mondo, con quale atteggiamento ci avviciniamo al prossimo, soprattutto quando è molto diverso da noi; analogamente, anche alcune vicende della nostra vita ci consentono di capire come affrontiamo e superiamo le difficoltà. In entrambi i casi, abbiamo la possibilità di conoscerci meglio, di scoprire, persino, alcuni aspetti del nostro carattere che ci erano sconosciuti.
So che i proventi del tuo ultimo lavoro sono devoluti ad un’associazione: è così?
Sì, come faccio sempre in occasione della presentazione di ogni mio libro. A Roma ho devoluto i proventi della vendita a favore del Servizio Cani Guida dei Lions. L’avevo già fatto a Milano nel 2017 in occasione della presentazione della mia ultima raccolta di poesie e mi ero resa conto dell’importanza fondamentale di questo service dei Lions. Pertanto, ho deciso di replicare. Il Servizio Cani Guida è stato rappresentato dalla signora Daniela Mattiuzzo, la quale ha fatto presente che c’è grande necessità di cani addestrati e che la lista d’attesa è molto lunga. Erano presenti anche due non vedenti che hanno portato la loro fondamentale testimonianza mettendo in evidenza come il cane guida rappresenti per loro l’indipendenza. Essi erano accompagnati dai loro amici a quattro zampe, un barbone gigante e un golden retriever, che sono stati i veri protagonisti della serata!
Precedentemente, hai presentato la tua raccolta di racconti altrove. Ce ne parli?
Esattamente una settimana prima ho presentato il libro in provincia di Taranto, precisamente a Grottaglie e a Martina Franca. Nel primo caso, presso la sede dell’associazione Culturale Utòpia e nel secondo presso la Sala degli Uccelli del Palazzo Ducale a cura della Fondazione Nuove Proposte.
La serata prevedeva la mia presentazione, come autrice, a cura di Loredana D’Alfonso, a cui ha fatto seguito la presentazione di Sandro Angelucci, che ha letto tutti i miei libri, mi ha presentato altre volte e, quindi, conoscendomi molto bene ha subito centrato i punti salienti della narrazione, mettendo in evidenza anche la mia cifra narrativa. Mi ha piacevolmente sorpresa Antonella Pagano, che avevo incontrato diversi anni fa a Matera. Lei mi ha posto delle domande, a volte anche provocatorie, che mi hanno fatto riflettere su quanto io stessa voglia comunicare e che hanno dato il “la” a una bella discussione.
Puoi citare qualcosa?
Ne cito qualcuna: la letteratura ha ancora voglia di denunciare? Inoltre, riferendosi a un racconto in cui descrivo il rituale seguito dalle donne indiane prima di una festa religiosa, mi ha chiesto: oggi le donne sono molto impegnate in rituali personali a scapito di quelli tradizionali. Quanto ci siamo persi in questo passaggio? E poi, ciliegina sulla torta: ritieni che ci sia un Dna letterario del sud Italia e uno del nord?
Questo tuo percorso introspettivo, indubitabilmente, ci insegna qualcosa. Dal tuo punto di vista, cosa?
Come ho spiegato nella “Nota dell’autrice”, il viaggio ci permette di venire a contatto con civiltà e culture diverse dalla nostra consentendoci di capire con quali occhi osserviamo il mondo, con quale atteggiamento ci avviciniamo al prossimo, soprattutto quando è molto diverso da noi; analogamente, anche alcune vicende della nostra vita ci consentono di capire come affrontiamo e superiamo le difficoltà. In entrambi i casi, abbiamo la possibilità di conoscerci meglio, di scoprire, persino, alcuni aspetti del nostro carattere che ci erano sconosciuti.
So che i proventi del tuo ultimo lavoro sono devoluti ad un’associazione: è così?
Sì, come faccio sempre in occasione della presentazione di ogni mio libro. A Roma ho devoluto i proventi della vendita a favore del Servizio Cani Guida dei Lions. L’avevo già fatto a Milano nel 2017 in occasione della presentazione della mia ultima raccolta di poesie e mi ero resa conto dell’importanza fondamentale di questo service dei Lions. Pertanto, ho deciso di replicare. Il Servizio Cani Guida è stato rappresentato dalla signora Daniela Mattiuzzo, la quale ha fatto presente che c’è grande necessità di cani addestrati e che la lista d’attesa è molto lunga. Erano presenti anche due non vedenti che hanno portato la loro fondamentale testimonianza mettendo in evidenza come il cane guida rappresenti per loro l’indipendenza. Essi erano accompagnati dai loro amici a quattro zampe, un barbone gigante e un golden retriever, che sono stati i veri protagonisti della serata!
Precedentemente, hai presentato la tua raccolta di racconti altrove. Ce ne parli?
Esattamente una settimana prima ho presentato il libro in provincia di Taranto, precisamente a Grottaglie e a Martina Franca. Nel primo caso, presso la sede dell’associazione Culturale Utòpia e nel secondo presso la Sala degli Uccelli del Palazzo Ducale a cura della Fondazione Nuove Proposte.
La locandina di un evento
Ci puoi fornire qualche dettaglio?
Ad entrambe le presentazioni è intervenuta la professoressa Manina Consiglio, napoletana, insegnante di filosofia in pensione, che da venti anni vive in Madagascar. Di sé dice: “Non ero andata a fare la missionaria, cercavo un luogo per scrivere e pescare, volevo fare il punto della mia vita. Era il dicembre del 1997, vacanze di Natale, Nosy Be, isola grande, a nord ovest del Madagascar. Vivendo l’isola venni a contatto con i problemi sociali e con la condizione in cui versavano molti bambini, sia dal punto di vista fisico che da quello dell’istruzione. Iniziai così a pagare la retta scolastica di alcuni bambini…”.
Interessante. Prosegui…
Manina Consiglio è rimasta a Nosy Be. Ha fondato la onlus “I Bambini di Manina del Madagascar” grazie alla quale ha realizzato scuole pubbliche primarie e secondarie, case per anziani, dispensari, bagni pubblici, un villaggio turistico solidale gestito dai locali e tantissimo altro che è davvero difficile sintetizzare in poche righe. Lo scorso settembre mi sono recata in vacanza in Madagascar, proprio a Nosy Be. Avevo sentito parlare di lei così ci siamo incontrate. Ne sono rimasta affascinata e ho deciso che nel mio piccolo l’avrei aiutata. Ogni anno a Natale lei torna in Italia e si trattiene qualche mese. Così l’ho invitata a Taranto perché mi fosse accanto durante le presentazioni del mio libro e potesse parlare della sua esperienza e della sua onlus, a cui sono andati i proventi della vendita dei libri. Le presentazioni sono state molto partecipate; gli intervenuti sono stati letteralmente conquistati dalla personalità carismatica eppure molto semplice di Manina. La sua frequentazione mi ha molto arricchito.
Abbiamo parlato di valori. Di ideali sociali ed etici. In questo periodo di grave emergenza sanitaria legata al Coronavirus, quali sono i valori che abbiamo riscoperto?
In questo periodo, in cui siamo stati costretti a stravolgere le nostre abitudini, abbiamo scoperto che la stessa “normalità” è un valore. E per normalità intendo tutto ciò che fa parte della nostra vita spesso ritenuta faticosa e ripetitiva, come l’andare al lavoro e avere, però, la possibilità di incontrare i colleghi, gli alunni, gli studenti; il poter sorseggiare un caffè al bar con un amico, il poter festeggiare una ricorrenza con parenti e amici, a casa o al ristorante. Parlo, cioè, di tutte quelle attività che abbiamo sempre dato per scontate e che ci siamo resi conto che scontate non sono!
È vero.
Ci è mancata la socialità che è anch’essa un valore, l’incontro con l’altro, che spesso ci fa paura, ci suscita diffidenza, eppure ci è mancato tanto. Ne sono state testimonianze le “riunioni sui balconi”, durante le quali abbiamo cantato e ballato “insieme”. Si è cercata, quindi, un’altra forma di vicinanza. Per non parlare, poi, della nostra vita culturale, del poter andare al cinema o al teatro, o della possibilità di fare una semplice passeggiata in campagna o in riva al mare. Soprattutto, abbiamo compreso appieno il significato della parola “libertà” e delle sue implicazioni, pur essendo stati momentaneamente privati di alcuni diritti non fondamentali. Per noi Italiani, che viviamo in una democrazia, anche la libertà è un valore che diamo per scontato! Prima dell’emergenza Covid-19 eravamo completamente liberi e non lo sapevamo!
Ecco, hai avuto modo di confrontarti con numerosi lettori, prima che Covid-19 stravolgesse e travolgesse le nostre vite. C’è un racconto, del tuo libro che ne racchiude 18, sebbene brevi, che piace di più rispetto agli altri?
I pareri dei lettori sono stati positivi ma sull’intero libro. Molti si sono riconosciuti in alcune situazioni; tuttavia, non saprei dirti qual è il racconto da loro preferito. Posso dirti, però, quali sono i racconti che hanno vinto più premi letterari; sono tre, “Le grida dei gabbiani”, “Aminah” e “Mani preziose” in cui viene esaltato, sotto diversi punti di vista, l’amore per il prossimo, a conferma del “bisogno di carità” che pervade, nonostante tutto, la nostra società, anche se questo è il parere delle giurie letterarie e non dei semplici lettori.
Tu ami particolarmente viaggiare, ma ultimamente per le restrizioni non è stato possibile. Quanto ne hai sofferto?
Hai toccato un punto dolente! Ne ho sofferto tanto anche se mi vergogno moltissimo nel dirlo dato che c’è tanta gente che, a causa della pandemia, ha perso il lavoro e ha problemi enormi nel tirare avanti. Speravo di trascorrere la Pasqua in una capitale dell’Europa orientale, come Praga o Budapest, e di festeggiare così anche la laurea magistrale di mio figlio. Non è stato possibile ma spero di rifarmi presto. Intanto, se sarà possibile farlo in sicurezza, mi piacerebbe trascorrere qualche giorno delle vacanze estive in Italia che non ha certo niente di meno rispetto ad un qualunque Paese estero anche per contribuire alla ripresa del turismo nazionale.
In questo periodo duro e difficile, probabilmente abbiamo ritrovato un po’ di tempo in più. Forse abbiamo ritrovato anche noi stessi. Quali sono stati i libri della tua quarantena?
In questo periodo ho letto molti libri ma desidero citare quelli che mi hanno permesso di “viaggiare” con la fantasia, come “Il paese delle maree” di Amitav Gosh, uno dei più famosi scrittori indiani contemporanei. La vicenda è ambientata in India, in alcuni paesi pura invenzione dell’autore e in altri esistenti realmente, quali le isole del Sundarban nello stato del Bengala Occidentale. Narra le vicende di tre personaggi i cui destini si intrecciano tra le foreste di mangrovie e i paesaggi di quel mondo i cui ecosistemi sono a me ben noti. La protagonista femminile è una giovane biologa marina di origine bengalese, studiosa dei cetacei dei grandi fiumi orientali. Pertanto, questo romanzo mi ha permesso di conoscere l’arcipelago del Sundarban, di ritornare con la fantasia all’ecosistema delle mangrovie, che reputo affascinante, e di riconoscermi nella giovane cetologa. Ho letto anche altri libri che parlano dell’India, paese che come ben sai, mi è rimasto nel cuore; mi riferisco a “Un’idea dell’India”, di Alberto Moravia, reportage del viaggio fatto dall’autore nel 1961 in compagnia della moglie, Elsa Morante, e di Pier Paolo Pasolini.
Da poco siamo entrati nella Fase Due dell’emergenza Coronavirus. Tu sei una biologa marina e, dunque, hai anche una forte sensibilità scientifica. Quale consiglio dai per evitare che possa riprendere l’epidemia?
Lavorando sia in laboratorio sia in campo, sono abituata ad adottare alcune precauzioni basilari, quali usare guanti quando possibile, non portare mai le mani al viso, lavarle sempre accuratamente dopo aver effettuato qualunque operazione, aerare spesso il laboratorio. Ecco, ritengo che gli stessi accorgimenti debbano essere usati anche ora, aggiungendo l’uso della mascherina e mantenendo l’opportuno distanziamento sociale.
Hai in programma una prossima pubblicazione?
La domanda cade a proposito. In anteprima, ti comunico che, proprio qualche giorno fa, ho corretto le bozze della mia ultima raccolta di poesie. Uscirà prossimamente per i tipi di Edizioni Helicon di Arezzo nella collana di poesie “Le organze” diretta da Marina Pratici. Si chiama “Avanzava settembre” che è il titolo di una poesia, a me molto cara, presente nella raccolta. Ma sarò cattivella e per ora non ti dirò nient’altro!
MICHELE BRUCCHERI
Ci puoi fornire qualche dettaglio?
Ad entrambe le presentazioni è intervenuta la professoressa Manina Consiglio, napoletana, insegnante di filosofia in pensione, che da venti anni vive in Madagascar. Di sé dice: “Non ero andata a fare la missionaria, cercavo un luogo per scrivere e pescare, volevo fare il punto della mia vita. Era il dicembre del 1997, vacanze di Natale, Nosy Be, isola grande, a nord ovest del Madagascar. Vivendo l’isola venni a contatto con i problemi sociali e con la condizione in cui versavano molti bambini, sia dal punto di vista fisico che da quello dell’istruzione. Iniziai così a pagare la retta scolastica di alcuni bambini…”.
Interessante. Prosegui…
Manina Consiglio è rimasta a Nosy Be. Ha fondato la onlus “I Bambini di Manina del Madagascar” grazie alla quale ha realizzato scuole pubbliche primarie e secondarie, case per anziani, dispensari, bagni pubblici, un villaggio turistico solidale gestito dai locali e tantissimo altro che è davvero difficile sintetizzare in poche righe. Lo scorso settembre mi sono recata in vacanza in Madagascar, proprio a Nosy Be. Avevo sentito parlare di lei così ci siamo incontrate. Ne sono rimasta affascinata e ho deciso che nel mio piccolo l’avrei aiutata. Ogni anno a Natale lei torna in Italia e si trattiene qualche mese. Così l’ho invitata a Taranto perché mi fosse accanto durante le presentazioni del mio libro e potesse parlare della sua esperienza e della sua onlus, a cui sono andati i proventi della vendita dei libri. Le presentazioni sono state molto partecipate; gli intervenuti sono stati letteralmente conquistati dalla personalità carismatica eppure molto semplice di Manina. La sua frequentazione mi ha molto arricchito.
Abbiamo parlato di valori. Di ideali sociali ed etici. In questo periodo di grave emergenza sanitaria legata al Coronavirus, quali sono i valori che abbiamo riscoperto?
In questo periodo, in cui siamo stati costretti a stravolgere le nostre abitudini, abbiamo scoperto che la stessa “normalità” è un valore. E per normalità intendo tutto ciò che fa parte della nostra vita spesso ritenuta faticosa e ripetitiva, come l’andare al lavoro e avere, però, la possibilità di incontrare i colleghi, gli alunni, gli studenti; il poter sorseggiare un caffè al bar con un amico, il poter festeggiare una ricorrenza con parenti e amici, a casa o al ristorante. Parlo, cioè, di tutte quelle attività che abbiamo sempre dato per scontate e che ci siamo resi conto che scontate non sono!
È vero.
Ci è mancata la socialità che è anch’essa un valore, l’incontro con l’altro, che spesso ci fa paura, ci suscita diffidenza, eppure ci è mancato tanto. Ne sono state testimonianze le “riunioni sui balconi”, durante le quali abbiamo cantato e ballato “insieme”. Si è cercata, quindi, un’altra forma di vicinanza. Per non parlare, poi, della nostra vita culturale, del poter andare al cinema o al teatro, o della possibilità di fare una semplice passeggiata in campagna o in riva al mare. Soprattutto, abbiamo compreso appieno il significato della parola “libertà” e delle sue implicazioni, pur essendo stati momentaneamente privati di alcuni diritti non fondamentali. Per noi Italiani, che viviamo in una democrazia, anche la libertà è un valore che diamo per scontato! Prima dell’emergenza Covid-19 eravamo completamente liberi e non lo sapevamo!
Ecco, hai avuto modo di confrontarti con numerosi lettori, prima che Covid-19 stravolgesse e travolgesse le nostre vite. C’è un racconto, del tuo libro che ne racchiude 18, sebbene brevi, che piace di più rispetto agli altri?
I pareri dei lettori sono stati positivi ma sull’intero libro. Molti si sono riconosciuti in alcune situazioni; tuttavia, non saprei dirti qual è il racconto da loro preferito. Posso dirti, però, quali sono i racconti che hanno vinto più premi letterari; sono tre, “Le grida dei gabbiani”, “Aminah” e “Mani preziose” in cui viene esaltato, sotto diversi punti di vista, l’amore per il prossimo, a conferma del “bisogno di carità” che pervade, nonostante tutto, la nostra società, anche se questo è il parere delle giurie letterarie e non dei semplici lettori.
Tu ami particolarmente viaggiare, ma ultimamente per le restrizioni non è stato possibile. Quanto ne hai sofferto?
Hai toccato un punto dolente! Ne ho sofferto tanto anche se mi vergogno moltissimo nel dirlo dato che c’è tanta gente che, a causa della pandemia, ha perso il lavoro e ha problemi enormi nel tirare avanti. Speravo di trascorrere la Pasqua in una capitale dell’Europa orientale, come Praga o Budapest, e di festeggiare così anche la laurea magistrale di mio figlio. Non è stato possibile ma spero di rifarmi presto. Intanto, se sarà possibile farlo in sicurezza, mi piacerebbe trascorrere qualche giorno delle vacanze estive in Italia che non ha certo niente di meno rispetto ad un qualunque Paese estero anche per contribuire alla ripresa del turismo nazionale.
In questo periodo duro e difficile, probabilmente abbiamo ritrovato un po’ di tempo in più. Forse abbiamo ritrovato anche noi stessi. Quali sono stati i libri della tua quarantena?
In questo periodo ho letto molti libri ma desidero citare quelli che mi hanno permesso di “viaggiare” con la fantasia, come “Il paese delle maree” di Amitav Gosh, uno dei più famosi scrittori indiani contemporanei. La vicenda è ambientata in India, in alcuni paesi pura invenzione dell’autore e in altri esistenti realmente, quali le isole del Sundarban nello stato del Bengala Occidentale. Narra le vicende di tre personaggi i cui destini si intrecciano tra le foreste di mangrovie e i paesaggi di quel mondo i cui ecosistemi sono a me ben noti. La protagonista femminile è una giovane biologa marina di origine bengalese, studiosa dei cetacei dei grandi fiumi orientali. Pertanto, questo romanzo mi ha permesso di conoscere l’arcipelago del Sundarban, di ritornare con la fantasia all’ecosistema delle mangrovie, che reputo affascinante, e di riconoscermi nella giovane cetologa. Ho letto anche altri libri che parlano dell’India, paese che come ben sai, mi è rimasto nel cuore; mi riferisco a “Un’idea dell’India”, di Alberto Moravia, reportage del viaggio fatto dall’autore nel 1961 in compagnia della moglie, Elsa Morante, e di Pier Paolo Pasolini.
Da poco siamo entrati nella Fase Due dell’emergenza Coronavirus. Tu sei una biologa marina e, dunque, hai anche una forte sensibilità scientifica. Quale consiglio dai per evitare che possa riprendere l’epidemia?
Lavorando sia in laboratorio sia in campo, sono abituata ad adottare alcune precauzioni basilari, quali usare guanti quando possibile, non portare mai le mani al viso, lavarle sempre accuratamente dopo aver effettuato qualunque operazione, aerare spesso il laboratorio. Ecco, ritengo che gli stessi accorgimenti debbano essere usati anche ora, aggiungendo l’uso della mascherina e mantenendo l’opportuno distanziamento sociale.
Hai in programma una prossima pubblicazione?
La domanda cade a proposito. In anteprima, ti comunico che, proprio qualche giorno fa, ho corretto le bozze della mia ultima raccolta di poesie. Uscirà prossimamente per i tipi di Edizioni Helicon di Arezzo nella collana di poesie “Le organze” diretta da Marina Pratici. Si chiama “Avanzava settembre” che è il titolo di una poesia, a me molto cara, presente nella raccolta. Ma sarò cattivella e per ora non ti dirò nient’altro!
MICHELE BRUCCHERI