Il mare dentro
Introduzione di Sivia De Vitis Queste poche parole vogliono esprimere le sensazioni che la lettura delle poesie di Ester Cecere, contenute in questo volume, mi ha suscitato. Prima di tutto, il titolo “Azzurro Mediterraneo”. I colori del nostro mare riflettono quasi empaticamente gli stati d’animo di chi ha il mare dentro. Trasmette tranquillità oppure inquietudine. Durante l’anno percepisci il profumo del mare portato dal vento e da questi elementi, colore e profumo, riconosci le stagioni che si presentano. È impossibile per noi tarantini non amare il mare. Ce lo abbiamo dentro. I tessuti ossei del famoso Atleta di Taranto, custodito nel Museo Nazionale, ancora oggi conservano gli elementi chimici delle acque di Mar Piccolo, minuscoli particolari dello scheletro rivelano la pratica delle lunghe nuotate fatte per allenarsi. Gli epigrammi di Leonida, poeta tarantino del III secolo a.C. parlano del mare, dei suoi pericoli, delle abilità nautiche e piscatorie millenarie degli uomini. Ma parlano anche della gioia di riprendere a navigare in primavera. È quasi impossibile infatti descrivere il piacere che si prova nel momento magico in cui la barca a vela si inclina al vento, e senti il gorgoglio della carena in acqua: un canto, una risata? |
È ineffabile l’estasi di vedere i delfini che ti vengono incontro, oppure ti seguono nuotando con il ventre in su, come per strizzarti l’occhio.
Le alici che saltano per sfuggire ai predatori, e riempiono il mare di minuscole pagliuzze argentate, la tartaruga che occhieggia silenziosa, sono, per chi vive il mare, segni di una natura alla quale sentiamo di appartenere.
Eppure, per molti anni Taranto non ha guardato al suo mare, ne ha probabilmente sottovalutato l’importanza anche identitaria per la nostra comunità, che pensava ad un modello unico di sviluppo che opprimeva gli elementi naturali.
La pratica degli sport nautici, la diffusione della cultura nautica che tanti circoli sportivi ed associazioni culturali – ricordiamo in questo 2021 i 120 anni della sezione tarantina della Lega Navale Italiana - oggi promuovono è un segnale, forte e chiaro, della presa di coscienza collettiva di quanto sia invece importante vivere il mare, per avere una vita a contatto con la natura, una vita che ci emozioni e ci permetta di rendere espliciti i nostri sentimenti.
Che sono, e saranno sempre, sentimenti di amore per la Natura, per la nostra città, per il magnifico Azzurro Mediterraneo.
Le alici che saltano per sfuggire ai predatori, e riempiono il mare di minuscole pagliuzze argentate, la tartaruga che occhieggia silenziosa, sono, per chi vive il mare, segni di una natura alla quale sentiamo di appartenere.
Eppure, per molti anni Taranto non ha guardato al suo mare, ne ha probabilmente sottovalutato l’importanza anche identitaria per la nostra comunità, che pensava ad un modello unico di sviluppo che opprimeva gli elementi naturali.
La pratica degli sport nautici, la diffusione della cultura nautica che tanti circoli sportivi ed associazioni culturali – ricordiamo in questo 2021 i 120 anni della sezione tarantina della Lega Navale Italiana - oggi promuovono è un segnale, forte e chiaro, della presa di coscienza collettiva di quanto sia invece importante vivere il mare, per avere una vita a contatto con la natura, una vita che ci emozioni e ci permetta di rendere espliciti i nostri sentimenti.
Che sono, e saranno sempre, sentimenti di amore per la Natura, per la nostra città, per il magnifico Azzurro Mediterraneo.
Azzurro Mediterraneo
Prefazione di Claudia Piccinno Tanto si è scritto sul Mediterraneo negli ultimi anni e spesso le cronache ne hanno parlato in termini poco poetici: fossa comune, bacino della morte, discarica… La Cecere e il mare sono da sempre un unicum di creazione-ispirazione che fa assurgere il Mare Nostrum a Musa poetica per eccellenza. La Nostra in questo volumetto raccoglie quaranta liriche che spaziano in una scala cromatica dai toni azzurri fino a crescere d'intensità, a tingersi di rosso sangue e poi pacificarsi nella trasparenza della quiete ritrovata. Biologa marina, ricercatrice del CNR di Taranto, il mare per lei non ha segreti. Eppure ella lo vive nella duplice veste di scienziata e poetessa e la sua anima ne sperimenta il potere di ormeggio: (conforta e consola nella tensione all'infinito), nonché il potere di farci naufragare portandoci inevitabilmente alla ricerca del faro (e dunque all’ammissione della nostra incompiuta finitudine). In questa raccolta il mare la fa da padrone: Sei nelle mie mani bagnate/ nel mio cervello teso a far bene/nel mio cuore preoccupato…sei in me Ricorrenti i termini della navigazione, anche quando il mare è metafora della vita Sento ancora il vento fra le sartie, l’angoscioso inabissarsi della prua e l'incerto risalire. Non mancano le personificazioni: Di fuoco riflesso fiammeggia il mare/del tuo nascere e morire, una volta ancora mi stupisco. E ancora Ulula il vento oppure Gemono le gomene,/malati terminali. … Parla oggi il mare di madri lontane Costanti i riferimenti alle vissute lontananze, ai viaggi senza ritorno di molti migranti, alla ricerca disperata di un approdo salvifico. Evidente la consapevolezza dell’ambivalenza del mare fonte di sostentamento per alcuni popoli, tomba per altri. Si legga ad esempio la poesia Non fu abbastanza azzurro il mare, che allude certamente a un suicidio. Man mano che ci si addentra nella silloge traspare la saggezza della donna che sostiene con coerenza e fermezza la lealtà al proprio sé; Per governare energia non ho più/. Braccia forti vuole il timone/ Non è più tempo per me di seguire rotte da altri segnate. Tuttavia nel mare Ella si riconosce primordiale creatura di scoglio, chi la conosce sa che lo sciabordio paterno sta a indicare le lezioni di vela e navigazione impartitele dal padre in tenera età, sa che le condivisioni interrotte alludono a un periodo difficile in cui i rapporti col padre divennero appunto burrascosi. Eppure nel mare Ella ritrova l’infanzia, le radici-pinne, le memorie perdute, la forza di bastare a sè stessa. Al mare affida il suo cuore in una bottiglia, sperando che qualcuno la raccolga e sappia decifrare il messaggio. Occorre tatto e pazienza, perché Non è mai a sè stesso uguale il mare. |