di Luisa Bolleri, “Il vento e il silenzio” (Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2015)
Avvincente questo romanzo di Luisa Bolleri, “Il vento e il silenzio” (Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2015) che ha un titolo emblematico, che incuriosisce, apparentemente “poetico”. Tuttavia, il silenzio è quello della solitudine fisica e interiore della protagonista; il vento, il suo sibilo, è l’unica “voce”, che quel silenzio esalta. Ambientato negli anni della seconda guerra mondiale, sulle colline e i monti della Toscana, è un romanzo universale per le vicende narrate che potrebbero svolgersi in una qualunque parte del mondo e in una qualunque epoca. La violenza sulle donne, perpetrata nell’ambito della famiglia, al chiuso delle mura domestiche, da familiari insospettabili, è nata con la specie umana. L’Autrice, con l’abilità espositiva che la contraddistingue, rende una vicenda “banale” per la sua ricorrenza, oggetto di narrazione avvincente. Come in altri suoi romanzi, i protagonisti sono ben caratterizzati psicologicamente e in essi il lettore ritrova tratti universali di particolari personalità: l’aguzzino, disadattato, asociale, anaffettivo, prepotente, violento oltre ogni limite; la vittima, mite, docile, ingenua, incapace di difendersi, sola e isolata perché volutamente segregata. Sono le caratteristiche di protagonisti di fatti di cronaca, di cui, purtroppo, i media parlano troppo spesso. Eppure il racconto coinvolge il lettore, che legge tutto d’un fiato non solo per conoscere la conclusione, ma anche per l’accurato studio psicologico dei personaggi principali. L’epilogo è imprevedibile e ha in sé il sollievo della conquistata libertà. La prosa è adeguata agli argomenti affrontati, asciutta, essenziale, ruvida, che nulla concede alla poesia, che pure la bellezza selvaggia dei luoghi dell’ambientazione avrebbe potuto addolcire. Eppure, mai volgare, anche se in alcune situazioni la Nostra avrebbe potuto indugiare morbosamente in descrizioni di atti di violenza; ma Ella preferisce che sia il lettore, con la sua sensibilità, a leggere il non scritto, e soprattutto la lettrice, ché questo è un romanzo scritto da una donna su di una donna. Inevitabilmente, le lettrici si immedesimano nella protagonista e non possono non soffrire e fremere di sdegno.