Istantanee di vita di Ester Cecere
recensione a cura di Roberta Degl’Innocenti
Presentazione presso la libreria Salvemini a Firenze
http://www.literary.it/occhio/dati/degl_innocenti/2017/13-ester_cecere/istantanee_di_vita_di_ester_cece.html
Venerdì 12 maggio 2017 alle ore 17, presso la Libreria Salvemini in Piazza Salvemini n. 18 a Firenze, è stato presentato il libro di narrativa Istantanee di vita di Ester Cecere (Kairos Editore). A parlare del libro, davanti a un pubblico numeroso e attento, la scrittrice Roberta Degl’Innocenti.
Nel corso del pomeriggio esposizione del quadro Emma, interno a Yonville del pittore Giancarlo Ferruggia.
Di seguito l’intervento della scrittrice Roberta Degl’Innocenti per Ester Cecere:
“Ester Cecere (Taranto 1959) vive e lavora a Taranto come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche occupandosi di biologia marina.
É autrice di cinque libri di poesia:
- Burrasche e brezze (Il Filo, Roma, 2010)
- Come foglie in autunno (Tracce, Pescara, 2012)
- Fragile. Maneggiare con cura (Kairos, Napoli, 2014)
- Con l’India negli occhi, con l’India nel cuore (Vip Edizioni, Bari, 2016)
- Non vedo, non sento e… (Vip Edizioni, 2017)
Nonché della raccolta di racconti Istantanee di vita che presentiamo stasera in Salvemini.
Si tratta di racconti brevi, dinamici, frammenti di vite vissute e trasformate in parole: quotidianità, gesti, movimenti di una vita che, da mano a mano, si svolge, affrontando momenti differenti, e che rappresenta un’umanità smarrita o felice, in corsa o meditativa, ma sempre e comunque vera.
La vita e il caso sono alcuni degli elementi conduttori di questo libro che si snoda rapido, elegante, proponendo personaggi sempre differenti.
Dalla terza di copertina apprendiamo che il libro prende spunto da fatti realmente accaduti, e viene da pensare che Ester abbia, talvolta, fatto da spettatrice, o elemento dinamico, a momenti che hanno colpito la sua vita, seppure per un tempo breve.
Non dimentichiamo il titolo della raccolta: “Istantanee di vita”, quindi un flash, il tempo di fermare un attimo di quotidianità, di svelare un dolore, un’emozione, un sentimento tradito, un qualcosa di una vita giovane o giunta già quasi al traguardo.
Un flash su emozioni, sentimenti. Immagini che ci riportano a una vita, tante vite. E in tutto questo come e in che cosa entra dentro di noi la poetessa che conosciamo già? La poetessa che adora, a ragione, Ungaretti. In qualche descrizione che fugge al reale e, tramite lo strumento del verso che si fa parola, ecco che la poetessa s’intuisce e si svela.
Un’indicazione importante, poi, sul significato dello scritto è data dalle frasi celebri che troviamo all’inizio di ogni racconto. Da Tiziano Terzani ad Ernest Che Guevara. Da Victor Hugo a Sofocle.
Ecco che l’autrice del libro consegna così al lettore una via d’accesso a ogni scritto. Un libro, quindi, ben congegnato, pensato e risolto in questi racconti che coinvolgono, ma che sono anche rapidi, finiscono subito e lasciano quasi un sentore di nostalgia.
Nostalgia di vivere ancora con i personaggi da lei creati, di sapere qualcosa in più delle loro vite, di farli nostri. Nello svolgersi della scrittura narrativa si avverte, ma non la prevarica mai, la dolcezza della poetessa.
Dal racconto “Non uccidete quell’uomo”, pag. 29.
“Sebbene fosse quasi Natale, non tutti gli alberi erano spogli. Un tappeto di foglie, che avevano ancora i caldi toni del marrone, scricchiolava sotto ai suoi piedi. Dal terreno saliva un odore particolarissimo, di terra bagnata, di muschio, di humus.
Ma non era un odore di morte, piuttosto un profumo di vita, che si addormenta per riposarsi un po’”.
Questa descrizione della natura che non svela, ovviamente, la trama, ci porta quasi a immaginare il luogo, a percepirne gli odori, prima che gli eventi ci avvolgano nella loro drammaticità.
Presentando un libro di narrativa, normalmente, ripeto, non si svelala trama, o le trame, in questo caso specifico, al massimo si accenna.
Nel libro di Ester le trame sono tantissime e molto diverse l’una dall’altra, come i personaggi che attingono dalla vita e lo fanno in modo rapido, incalzante. Non dimentichiamoci il titolo, veramente appropriato: “istantanee”, cioè il momento di un flash e poi la parola “vita” che ci riporta al realismo del quale si compone il libro.
Ogni racconto è uno spaccato di vita, un momento breve, un sentimento d’amore, gioia, dolore, un frammento di tempo vissuto.
L’autrice la fa con dolce distacco e porge il tutto al lettore, come è giusto sia, senza trapelare troppo. Si fa scrittrice di vite e momenti diversi anche in ordine temprale. Alcuni racconti hanno trame che riguardano la guerra, il tutto con la delicatezza che nulla toglie al timbro narrativo rapido.
Una considerazione anche sul finale, anzi per meglio dire, i finali di ogni racconto. A volte con un tocco di poesia, a volte rapidi o di più ampio respiro. Sono molto curati, come del resto tutto il libro.
Ecco un esempio: (pag. 48, Quella corsa verso il rifugio)
“Non era una donna espansiva, Maria. Aveva perso la mamma quando aveva appena due anni. Così aveva assaporato per troppo poco le carezze, i baci, il contatto fisico con il corpo materno e, forse, ne aveva perso il ricordo. Non baciò Pietro.
Non lo accarezzò sui capelli ricci, ora bagnati e impastati di polvere. Senza una parola, senza una lacrima, iniziò a cullarlo, muovendo ritmicamente il busto avanti e indietro. In quel gesto ancestrale nato con la prima madre.”
Ecco come si delinea la potenza della scrittura che affascina in poche frasi, nelle quali i gesti sembrano trasmettersi al lettore, insieme ai sentimenti: amore e dolore che si prendono per mano e conducono l’esistenza.
In questo puzzle di vite raccontate possono affiorare nel lettore reazioni emotive differenti: curiosità, condivisione, rabbia, stupore. Ad esempio nel racconto “Questo è il mio bambino” (pag.77) prevale una forte emozione. (Nord-Ovest Uganda) e leggendolo più volte mi sono chiesta se questa storia, commovente, provenga da un fatto vero.
Concludendo, e prima di ascoltare l’autrice, Ester Cecere ci ha preso per mano e condotto in vie diverse, a volte imperscrutabili, attraverso una voce che si fa parola, racconto, immagine ma sempre con emozione. Vorrei però chiudere questo mio scritto per lei con le parole del suo e nostro amato Ungaretti. “Soldati”.
Perché al di là del significato della poesia e della guerra che la genera, vi è in essa il senso di precarietà della vita insito nella scrittura di Ester Cecere.
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
(Giuseppe Ungaretti)
Firenze, Libreria Salvemini, 12 maggio 2017
recensione a cura di Roberta Degl’Innocenti
Presentazione presso la libreria Salvemini a Firenze
http://www.literary.it/occhio/dati/degl_innocenti/2017/13-ester_cecere/istantanee_di_vita_di_ester_cece.html
Venerdì 12 maggio 2017 alle ore 17, presso la Libreria Salvemini in Piazza Salvemini n. 18 a Firenze, è stato presentato il libro di narrativa Istantanee di vita di Ester Cecere (Kairos Editore). A parlare del libro, davanti a un pubblico numeroso e attento, la scrittrice Roberta Degl’Innocenti.
Nel corso del pomeriggio esposizione del quadro Emma, interno a Yonville del pittore Giancarlo Ferruggia.
Di seguito l’intervento della scrittrice Roberta Degl’Innocenti per Ester Cecere:
“Ester Cecere (Taranto 1959) vive e lavora a Taranto come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche occupandosi di biologia marina.
É autrice di cinque libri di poesia:
- Burrasche e brezze (Il Filo, Roma, 2010)
- Come foglie in autunno (Tracce, Pescara, 2012)
- Fragile. Maneggiare con cura (Kairos, Napoli, 2014)
- Con l’India negli occhi, con l’India nel cuore (Vip Edizioni, Bari, 2016)
- Non vedo, non sento e… (Vip Edizioni, 2017)
Nonché della raccolta di racconti Istantanee di vita che presentiamo stasera in Salvemini.
Si tratta di racconti brevi, dinamici, frammenti di vite vissute e trasformate in parole: quotidianità, gesti, movimenti di una vita che, da mano a mano, si svolge, affrontando momenti differenti, e che rappresenta un’umanità smarrita o felice, in corsa o meditativa, ma sempre e comunque vera.
La vita e il caso sono alcuni degli elementi conduttori di questo libro che si snoda rapido, elegante, proponendo personaggi sempre differenti.
Dalla terza di copertina apprendiamo che il libro prende spunto da fatti realmente accaduti, e viene da pensare che Ester abbia, talvolta, fatto da spettatrice, o elemento dinamico, a momenti che hanno colpito la sua vita, seppure per un tempo breve.
Non dimentichiamo il titolo della raccolta: “Istantanee di vita”, quindi un flash, il tempo di fermare un attimo di quotidianità, di svelare un dolore, un’emozione, un sentimento tradito, un qualcosa di una vita giovane o giunta già quasi al traguardo.
Un flash su emozioni, sentimenti. Immagini che ci riportano a una vita, tante vite. E in tutto questo come e in che cosa entra dentro di noi la poetessa che conosciamo già? La poetessa che adora, a ragione, Ungaretti. In qualche descrizione che fugge al reale e, tramite lo strumento del verso che si fa parola, ecco che la poetessa s’intuisce e si svela.
Un’indicazione importante, poi, sul significato dello scritto è data dalle frasi celebri che troviamo all’inizio di ogni racconto. Da Tiziano Terzani ad Ernest Che Guevara. Da Victor Hugo a Sofocle.
Ecco che l’autrice del libro consegna così al lettore una via d’accesso a ogni scritto. Un libro, quindi, ben congegnato, pensato e risolto in questi racconti che coinvolgono, ma che sono anche rapidi, finiscono subito e lasciano quasi un sentore di nostalgia.
Nostalgia di vivere ancora con i personaggi da lei creati, di sapere qualcosa in più delle loro vite, di farli nostri. Nello svolgersi della scrittura narrativa si avverte, ma non la prevarica mai, la dolcezza della poetessa.
Dal racconto “Non uccidete quell’uomo”, pag. 29.
“Sebbene fosse quasi Natale, non tutti gli alberi erano spogli. Un tappeto di foglie, che avevano ancora i caldi toni del marrone, scricchiolava sotto ai suoi piedi. Dal terreno saliva un odore particolarissimo, di terra bagnata, di muschio, di humus.
Ma non era un odore di morte, piuttosto un profumo di vita, che si addormenta per riposarsi un po’”.
Questa descrizione della natura che non svela, ovviamente, la trama, ci porta quasi a immaginare il luogo, a percepirne gli odori, prima che gli eventi ci avvolgano nella loro drammaticità.
Presentando un libro di narrativa, normalmente, ripeto, non si svelala trama, o le trame, in questo caso specifico, al massimo si accenna.
Nel libro di Ester le trame sono tantissime e molto diverse l’una dall’altra, come i personaggi che attingono dalla vita e lo fanno in modo rapido, incalzante. Non dimentichiamoci il titolo, veramente appropriato: “istantanee”, cioè il momento di un flash e poi la parola “vita” che ci riporta al realismo del quale si compone il libro.
Ogni racconto è uno spaccato di vita, un momento breve, un sentimento d’amore, gioia, dolore, un frammento di tempo vissuto.
L’autrice la fa con dolce distacco e porge il tutto al lettore, come è giusto sia, senza trapelare troppo. Si fa scrittrice di vite e momenti diversi anche in ordine temprale. Alcuni racconti hanno trame che riguardano la guerra, il tutto con la delicatezza che nulla toglie al timbro narrativo rapido.
Una considerazione anche sul finale, anzi per meglio dire, i finali di ogni racconto. A volte con un tocco di poesia, a volte rapidi o di più ampio respiro. Sono molto curati, come del resto tutto il libro.
Ecco un esempio: (pag. 48, Quella corsa verso il rifugio)
“Non era una donna espansiva, Maria. Aveva perso la mamma quando aveva appena due anni. Così aveva assaporato per troppo poco le carezze, i baci, il contatto fisico con il corpo materno e, forse, ne aveva perso il ricordo. Non baciò Pietro.
Non lo accarezzò sui capelli ricci, ora bagnati e impastati di polvere. Senza una parola, senza una lacrima, iniziò a cullarlo, muovendo ritmicamente il busto avanti e indietro. In quel gesto ancestrale nato con la prima madre.”
Ecco come si delinea la potenza della scrittura che affascina in poche frasi, nelle quali i gesti sembrano trasmettersi al lettore, insieme ai sentimenti: amore e dolore che si prendono per mano e conducono l’esistenza.
In questo puzzle di vite raccontate possono affiorare nel lettore reazioni emotive differenti: curiosità, condivisione, rabbia, stupore. Ad esempio nel racconto “Questo è il mio bambino” (pag.77) prevale una forte emozione. (Nord-Ovest Uganda) e leggendolo più volte mi sono chiesta se questa storia, commovente, provenga da un fatto vero.
Concludendo, e prima di ascoltare l’autrice, Ester Cecere ci ha preso per mano e condotto in vie diverse, a volte imperscrutabili, attraverso una voce che si fa parola, racconto, immagine ma sempre con emozione. Vorrei però chiudere questo mio scritto per lei con le parole del suo e nostro amato Ungaretti. “Soldati”.
Perché al di là del significato della poesia e della guerra che la genera, vi è in essa il senso di precarietà della vita insito nella scrittura di Ester Cecere.
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
(Giuseppe Ungaretti)
Firenze, Libreria Salvemini, 12 maggio 2017