Non vedo, non sento e….
il libro di tematiche sociali di Ester Cecere
a cura di Gabriella Ressa
https://radiocittadella.wordpress.com/2017/07/18/non-vedo-non-sento-e-il-libro-di-tematiche-sociali-di-ester-cecere/
il libro di tematiche sociali di Ester Cecere
a cura di Gabriella Ressa
https://radiocittadella.wordpress.com/2017/07/18/non-vedo-non-sento-e-il-libro-di-tematiche-sociali-di-ester-cecere/
Non so se “Non vedo, non sento e…..” sia il prodotto migliore di Ester Cecere, poetessa, ma so certamente che è il più maturo, il più duro da digerire, da metabolizzare, per le tante tematiche sociali denunciate attraverso versi asciutti, lontani dalla retorica ma profondamente coinvolgenti.
Ester Cecere è una ricercatrice del CNR di Taranto, e si occupa, in particolare, di biologia marina. Mamma (questo libro è dedicato ai suoi figli), moglie, donna realizzata professionalmente, poetessa e scrittrice. In lei i due aspetti, quello della ricerca scientifica e quello della ricerca interiore hanno sempre convissuto, sin da quando era adolescente, quando già scriveva poesie e già amava gli animali.
“Avevo tre passioni – racconta Ester – la letteratura e le poesie, il mare e la ricerca. La ricerca e il mare mi hanno consentito di mettere insieme due di queste passioni, cioè fare ricerca sul mare. Ho però sempre continuato a scrivere poesie, anche se non con la stessa frequenza. Ci sono stati anni in cui ero molto impegnata e non mi ascoltavo a sufficienza”.
Ascoltarsi? “Si, per scrivere poesie bisogna ascoltarsi, cioè bisogna concedersi il tempo per sentire le proprie voci interiori, perché se hai un’emozione e non ti soffermi a sentire il tuo cuore per chiederti: quell’emozione quali parole ti suggerisce?, non potrai mai scrivere poesie. Un poeta che amo molto , Woodsworth, pre-romantico, diceva che le poesie si scrivono in “recollection in tranquillity”, cioè l’emozione deve essere raccolta nel silenzio della stanza. Io sono così”.
Gli ultimi anni sono infatti stati molto intensi come produzione, con quattro libri di poesie: Burrasche e Brezze del 2010, Come foglie in autunno del 2012, Fragile. Maneggiare con cura del 2014 e con l’India negli occhi, con l’India nel cuore nel 2016. Ha pubblicato anche la raccolta di racconti Istantanee nel 2015.
Il libro Non vedo, non sento e…. comprende tematiche sociali, poesie civili di denuncia, presentate per aree tematiche; si parla dei poveri delle nostre città, dei disagi dei minorenni (ragazzine violate, ragazzi che muoiono per incidente stradale, omosessuali che cercano il suicidio) e poi il tema dei migranti, dei popoli in guerra, delle donne e dei disagi che esse vivono nelle nostre società, dette “emancipate” che poi così emancipate non sono. “Le donne in alcuni ambienti di lavoro pagano ancora oggi prezzi altissimi, sono sempre meno degli uomini e tendono quindi ad essere messe da parte. Lavorare in un mondo a prevalenza maschile è difficilissimo”.
Un libro che potrebbe essere letto da tutti, ma Ester sottolinea che le piacerebbe che fosse letto dai giovani e nelle scuole, anche se le poesie sono amare, visto l’argomento. Non sono poesie romantiche, sono di denuncia, perché invitano alla riflessione e invitano ad aprire gli occhi( da qui il titolo diretto ai cuori omertosi che non fanno nulla per cambiare le cose, continuando a tenere chiusi gli occhi). Un libro venuto fuori in pochi mesi, ma ci sono poesie scritte già nel 2012. Lo scopo non è il gradimento, lo scopo è emozionare senza cadere nelle retorica e nel banale, senza farsi coinvolgere nella scrittura, con versi asciutti, essenziali. Catartici. Questo è il libro. Che, come il precedente, con l’India negli occhi, con l’India nel cuore, ho letto tutto d’un fiato, nel silenzio, apprezzando l’accuratezza nella scelta della parole, l’essenzialità dei versi, la divisione per aree tematiche, l’attenzione verso tutte le criticità, segno di una donna profondamente immersa nella globalizzazione del terzo millennio, che ci fa accomunare le disgrazie locali a quelle molto distanti da noi. Una donna “sbrigativa, un po’ rude” al primo approccio, che nasconde nel suo animo grande sensibilità, e che preferisce il pragmatismo dell’operosità alle leziosità di alcuni modi. Si rimbocca le maniche e mette le mani in pasta in tutte quelle situazioni che necessitano di aiuto. Perché tutto è pervaso da “un amore inarreso e condizionato per il prossimo” si legge nella presentazione del libro. Nel quale si racconta di “un’umanità scomposta, umiliata, martoriata e brutalizzata da lame di compatimento e mannaie di rifiuti, da inganni, bastonate e calci, da mani ignote e laide…bramose impietose sudicie”. Non solo la Siria, con il sostegno alla scuola di Atma, ma anche al nostro territorio, che necessitava, ad esempio, di un importante macchinario.
Il suo impegno, però, verso la Siria ed i suoi bambini, è sempre presente. Continua sempre grazie all’amicizia con Nino Fezza, famosissimo cinereporter, che ha diffuso video di denuncia della preoccupante qualità di vita in Siria, martoriata da anni dalla guerra, e che vede soffrire e patire in modo maggiore i più deboli, fra questi i bambini . “Sono venuta a conoscenza di questa realtà drammatica tramite Nino Fezza, che ho conosciuto su fb dopo che egli ha letto una mia poesia, “I bambini di Atma non hanno scarpe”. Fezza l’ha tradotta in inglese e poi ci siamo incontrati quanto decisi di devolvere i proventi della vendita del mio libro Istantanee di Vita per la scuola appena costruita in Siria. Mi ha aperto un mondo, ha squarciato un velo e mi ha fatto conoscere una realtà che io non sapevo essere tale perché un conto è essere a conoscenza, un conto è essere catapultata all’interno di un mondo di dolore”.
Riportiamo una parte di un articolo scritto dalla Cecere sulla scuola di Al-Hikmah nel campo-profughi di Atma in Siria.
di Ester Cecere
“…Veniamo ora alla situazione in Siria, paese che ha oltre 1,7 milioni di bambini che non frequentano la scuola e 1,3 milioni che rischiano di abbandonarla (dati del settembre 2016).
In un paese devastato da una guerra iniziata nel 2011 e che dura, quindi, da più di sei anni, alcuni fra i più giovani non sono mai entrati in un’aula scolastica. Una scuola su tre non può essere utilizzata perché o danneggiata o distrutta o impiegata come rifugio per gli sfollati o per scopi militari. Dall’inizio della guerra, ci sono stati 4.000 attacchi contro le scuole……….
Veniamo, quindi, alla scuola di Al Hikmah, che si trova all’interno del campo profughi di Atma, campo che ospita oltre75.000 rifugiati. La scuola nacque circa quattro anni fa. All’inizio era costituita da poche tende; ora consiste di una costruzione in muratura e offre istruzione a 420 bambini sfollati a causa dei bombardamenti. Ogni classe è composta da 45 studenti, che non hanno però tutti il posto a sedere. Per i primi anni, i docenti hanno lavorato senza stipendio pur di dare loro un minimo di istruzione.
La scuola necessita del materiale didattico indispensabile (quaderni, penne), di banchi e sedie, di legna per scaldare le aule. Le rigide condizioni climatiche, infatti, hanno negativamente influenzato il corso degli studi durante quest’ultimo anno scolastico. Ovviamente, sarebbe anche necessario garantire ai docenti uno stipendio che permetta una vita dignitosa a loro e alle loro famiglie. Essi, infatti, sono ancora largamente sottopagati.
Sono venuta a conoscenza di questa realtà tramite il cinereporter di guerra Sebastiano Fezza, che dopo aver documentato per la RAI oltre trenta conflitti in tutto il mondo, ora si prodiga per aiutare i bambini che vivono nei paesi dove imperversano le guerre e che, molto più degli adulti, ne subiscono le consegue.
Pertanto, da oltre due anni, devolvo alla scuola di Al-Hikmah i proventi della vendita dei miei libri di poesie e di racconti durante le serate di presentazione. Grazie ai convenuti che li acquistano, riesco a portare avanti questo mio piccolo progetto di solidarietà.
Sebastiano Fezza, che è sempre intervenuto portando la sua testimonianza commovente e coinvolgente, durante la presentazione del mio ultimo libro di poesie ha ribadito che consentire ai bambini di frequentare la scuola permette loro non solo di continuare gli studi ma anche di rimanere lontani dai pericoli del campo-profughi, dove molti piccoli,essendo rimasti orfani, sono incustoditi”.
Per coloro che volessero approfondire: la scuola è gestita da Maram Foundation for Relief and Development (MFRD), un’Organizzazione Non Governativa (ONG) che ha sede in Turchia; di seguito i siti web:http://www.maramfoundation.org/, https://www.facebook.com/MaramFoundationAlHekmaSchool/
Ester Cecere è una ricercatrice del CNR di Taranto, e si occupa, in particolare, di biologia marina. Mamma (questo libro è dedicato ai suoi figli), moglie, donna realizzata professionalmente, poetessa e scrittrice. In lei i due aspetti, quello della ricerca scientifica e quello della ricerca interiore hanno sempre convissuto, sin da quando era adolescente, quando già scriveva poesie e già amava gli animali.
“Avevo tre passioni – racconta Ester – la letteratura e le poesie, il mare e la ricerca. La ricerca e il mare mi hanno consentito di mettere insieme due di queste passioni, cioè fare ricerca sul mare. Ho però sempre continuato a scrivere poesie, anche se non con la stessa frequenza. Ci sono stati anni in cui ero molto impegnata e non mi ascoltavo a sufficienza”.
Ascoltarsi? “Si, per scrivere poesie bisogna ascoltarsi, cioè bisogna concedersi il tempo per sentire le proprie voci interiori, perché se hai un’emozione e non ti soffermi a sentire il tuo cuore per chiederti: quell’emozione quali parole ti suggerisce?, non potrai mai scrivere poesie. Un poeta che amo molto , Woodsworth, pre-romantico, diceva che le poesie si scrivono in “recollection in tranquillity”, cioè l’emozione deve essere raccolta nel silenzio della stanza. Io sono così”.
Gli ultimi anni sono infatti stati molto intensi come produzione, con quattro libri di poesie: Burrasche e Brezze del 2010, Come foglie in autunno del 2012, Fragile. Maneggiare con cura del 2014 e con l’India negli occhi, con l’India nel cuore nel 2016. Ha pubblicato anche la raccolta di racconti Istantanee nel 2015.
Il libro Non vedo, non sento e…. comprende tematiche sociali, poesie civili di denuncia, presentate per aree tematiche; si parla dei poveri delle nostre città, dei disagi dei minorenni (ragazzine violate, ragazzi che muoiono per incidente stradale, omosessuali che cercano il suicidio) e poi il tema dei migranti, dei popoli in guerra, delle donne e dei disagi che esse vivono nelle nostre società, dette “emancipate” che poi così emancipate non sono. “Le donne in alcuni ambienti di lavoro pagano ancora oggi prezzi altissimi, sono sempre meno degli uomini e tendono quindi ad essere messe da parte. Lavorare in un mondo a prevalenza maschile è difficilissimo”.
Un libro che potrebbe essere letto da tutti, ma Ester sottolinea che le piacerebbe che fosse letto dai giovani e nelle scuole, anche se le poesie sono amare, visto l’argomento. Non sono poesie romantiche, sono di denuncia, perché invitano alla riflessione e invitano ad aprire gli occhi( da qui il titolo diretto ai cuori omertosi che non fanno nulla per cambiare le cose, continuando a tenere chiusi gli occhi). Un libro venuto fuori in pochi mesi, ma ci sono poesie scritte già nel 2012. Lo scopo non è il gradimento, lo scopo è emozionare senza cadere nelle retorica e nel banale, senza farsi coinvolgere nella scrittura, con versi asciutti, essenziali. Catartici. Questo è il libro. Che, come il precedente, con l’India negli occhi, con l’India nel cuore, ho letto tutto d’un fiato, nel silenzio, apprezzando l’accuratezza nella scelta della parole, l’essenzialità dei versi, la divisione per aree tematiche, l’attenzione verso tutte le criticità, segno di una donna profondamente immersa nella globalizzazione del terzo millennio, che ci fa accomunare le disgrazie locali a quelle molto distanti da noi. Una donna “sbrigativa, un po’ rude” al primo approccio, che nasconde nel suo animo grande sensibilità, e che preferisce il pragmatismo dell’operosità alle leziosità di alcuni modi. Si rimbocca le maniche e mette le mani in pasta in tutte quelle situazioni che necessitano di aiuto. Perché tutto è pervaso da “un amore inarreso e condizionato per il prossimo” si legge nella presentazione del libro. Nel quale si racconta di “un’umanità scomposta, umiliata, martoriata e brutalizzata da lame di compatimento e mannaie di rifiuti, da inganni, bastonate e calci, da mani ignote e laide…bramose impietose sudicie”. Non solo la Siria, con il sostegno alla scuola di Atma, ma anche al nostro territorio, che necessitava, ad esempio, di un importante macchinario.
Il suo impegno, però, verso la Siria ed i suoi bambini, è sempre presente. Continua sempre grazie all’amicizia con Nino Fezza, famosissimo cinereporter, che ha diffuso video di denuncia della preoccupante qualità di vita in Siria, martoriata da anni dalla guerra, e che vede soffrire e patire in modo maggiore i più deboli, fra questi i bambini . “Sono venuta a conoscenza di questa realtà drammatica tramite Nino Fezza, che ho conosciuto su fb dopo che egli ha letto una mia poesia, “I bambini di Atma non hanno scarpe”. Fezza l’ha tradotta in inglese e poi ci siamo incontrati quanto decisi di devolvere i proventi della vendita del mio libro Istantanee di Vita per la scuola appena costruita in Siria. Mi ha aperto un mondo, ha squarciato un velo e mi ha fatto conoscere una realtà che io non sapevo essere tale perché un conto è essere a conoscenza, un conto è essere catapultata all’interno di un mondo di dolore”.
Riportiamo una parte di un articolo scritto dalla Cecere sulla scuola di Al-Hikmah nel campo-profughi di Atma in Siria.
di Ester Cecere
“…Veniamo ora alla situazione in Siria, paese che ha oltre 1,7 milioni di bambini che non frequentano la scuola e 1,3 milioni che rischiano di abbandonarla (dati del settembre 2016).
In un paese devastato da una guerra iniziata nel 2011 e che dura, quindi, da più di sei anni, alcuni fra i più giovani non sono mai entrati in un’aula scolastica. Una scuola su tre non può essere utilizzata perché o danneggiata o distrutta o impiegata come rifugio per gli sfollati o per scopi militari. Dall’inizio della guerra, ci sono stati 4.000 attacchi contro le scuole……….
Veniamo, quindi, alla scuola di Al Hikmah, che si trova all’interno del campo profughi di Atma, campo che ospita oltre75.000 rifugiati. La scuola nacque circa quattro anni fa. All’inizio era costituita da poche tende; ora consiste di una costruzione in muratura e offre istruzione a 420 bambini sfollati a causa dei bombardamenti. Ogni classe è composta da 45 studenti, che non hanno però tutti il posto a sedere. Per i primi anni, i docenti hanno lavorato senza stipendio pur di dare loro un minimo di istruzione.
La scuola necessita del materiale didattico indispensabile (quaderni, penne), di banchi e sedie, di legna per scaldare le aule. Le rigide condizioni climatiche, infatti, hanno negativamente influenzato il corso degli studi durante quest’ultimo anno scolastico. Ovviamente, sarebbe anche necessario garantire ai docenti uno stipendio che permetta una vita dignitosa a loro e alle loro famiglie. Essi, infatti, sono ancora largamente sottopagati.
Sono venuta a conoscenza di questa realtà tramite il cinereporter di guerra Sebastiano Fezza, che dopo aver documentato per la RAI oltre trenta conflitti in tutto il mondo, ora si prodiga per aiutare i bambini che vivono nei paesi dove imperversano le guerre e che, molto più degli adulti, ne subiscono le consegue.
Pertanto, da oltre due anni, devolvo alla scuola di Al-Hikmah i proventi della vendita dei miei libri di poesie e di racconti durante le serate di presentazione. Grazie ai convenuti che li acquistano, riesco a portare avanti questo mio piccolo progetto di solidarietà.
Sebastiano Fezza, che è sempre intervenuto portando la sua testimonianza commovente e coinvolgente, durante la presentazione del mio ultimo libro di poesie ha ribadito che consentire ai bambini di frequentare la scuola permette loro non solo di continuare gli studi ma anche di rimanere lontani dai pericoli del campo-profughi, dove molti piccoli,essendo rimasti orfani, sono incustoditi”.
Per coloro che volessero approfondire: la scuola è gestita da Maram Foundation for Relief and Development (MFRD), un’Organizzazione Non Governativa (ONG) che ha sede in Turchia; di seguito i siti web:http://www.maramfoundation.org/, https://www.facebook.com/MaramFoundationAlHekmaSchool/