COMMENTO DI LUISA BOLLERI A “ISTANTANEE DI VITA” DI ESTER CECERE – KAIROS ED. - RACCONTI
Nata a Taranto, dove vive tuttora, Ester Cecere lavora come ricercatore presso il C.N.R., occupandosi di biologia marina.
È molto conosciuta e apprezzata come poetessa negli ambienti culturali italiani, dato che ha già pubblicato quattro sillogi poetiche: “Burrasche e brezze” (Il Filo, 2010), “Come foglie in autunno” (Tracce, 2012), “Fragile. Maneggiare con cura” (Kairòs, 2014), “Non vedo, non sento e…” (Wip Ed. 2017). Si può dire, senza entrare troppo nello specifico, che la sua poesia mostri una particolare attenzione verso l’altro, verso le sofferenze e le ingiustizie. Nel contempo l’autrice dimostra una passione viscerale per la natura in generale e per il mare nello specifico.
“Istantanee di vita” rappresenta il suo esordio narrativo e gli argomenti cari in poesia vengono qui confermati. Questa raccolta di racconti vede Ester Cecere cimentarsi con un registro, quello narrativo, diverso per formato ed estensione, ma soprattutto per contenuti. Infatti, se lo spazio concesso dalla poesia rende possibile brevi excursus nella riflessione e nel sentimento, nel racconto è possibile riferirsi a fatti concreti reali o di fantasia più articolati rispetto a quegli stessi temi. Come spiegato nella Postfazione da Maria Rizzi, i racconti contenuti in “Istantanee di vita” sono basati su storie realmente accadute o autobiografiche. Ciascun racconto è preceduto da una citazione famosa che introduce l’argomento affrontato. Per quanto sia comunque ristretto lo spazio in confronto al romanzo, l’autrice riesce a fornirci tutti gli elementi introspettivi indispensabili perché possiamo comprendere i pensieri e i sentimenti dei protagonisti. Lo stile, che rinuncia alle digressioni liriche che potremmo aspettarci in una poetessa, si presenta asciutto ed elegante nella forma, sapientemente incalzante e drammatico nella trama.
L’autrice afferma di ispirarsi idealmente ai canoni del Verismo e questa ispirazione è lampante nella rappresentazione accurata e concreta della realtà. Ma la lettura di questi racconti non suggerisce affatto il fatalismo caratteristico della corrente letteraria di fine Ottocento. Tutt’altro. Oltre a contenere tutti gli elementi per calarsi in modo credibile nella contemporaneità, questi sedici racconti incoraggiano a reagire e superare lo status quo, per ottenere un miglioramento, attraverso la consapevolezza degli accadimenti umani, la conoscenza delle leggi naturali e un’opposizione coraggiosa all’indifferenza che troppo spesso irrigidisce le coscienze.
Le trame dei racconti sono policrome, spaziano cronologicamente dalla seconda guerra mondiale all’attualità, mentre si muovono lungo la geografia di tutto lo stivale, con incursioni all’estero che si spingono fino all’Africa e all’Asia. Passando dall’amore ingenuo e deluso di Silvana all’umanità inaspettata trovata da Miriam in un estraneo, dal rischio di Rosanna di morire fucilata per una frase coraggiosa al desiderio della piccola Patrizia di comprendere la morte dei capodogli arenati sulla spiaggia, dalla sorpresa di Rosalba davanti all’indigenza delle popolazioni dell’Indonesia ai problemi oncologici di Viviana, dalla generosità dell’urologo Giovanni che si offre come cooperatore umanitario in Uganda, fino alla sofferenza di un gabbiano malato di botulismo raccolto e poi curato.
La capacità peculiare di Ester Cecere sta nell’aver saputo trasmettere il pathos specifico che ciascun episodio meritava. La guerra, la solitudine, i comportamenti dell’uomo che feriscono l’uomo e la natura, l’amore per il mare e i suoi abitanti, la povertà e i mali specifici che affliggono sia la nostra società, sia in maniera diversa il terzo mondo, le gabbie di ingiustizia e sperequazione alle quali l’uomo si adatta con troppa facilità. E in molti casi il racconto si fa occasione per sferzare la nostra inerzia, per criticare ad esempio il modo irragionevole con il quale la plastica sta corrompendo il mare e la vita di pesci e uccelli. Ventaglio interessante e variegato quello dei temi affrontati dall’autrice, capace e sensibile, che si serve della rappresentazione di storie di vita vissuta per raccontarci il nostro tempo.
Nata a Taranto, dove vive tuttora, Ester Cecere lavora come ricercatore presso il C.N.R., occupandosi di biologia marina.
È molto conosciuta e apprezzata come poetessa negli ambienti culturali italiani, dato che ha già pubblicato quattro sillogi poetiche: “Burrasche e brezze” (Il Filo, 2010), “Come foglie in autunno” (Tracce, 2012), “Fragile. Maneggiare con cura” (Kairòs, 2014), “Non vedo, non sento e…” (Wip Ed. 2017). Si può dire, senza entrare troppo nello specifico, che la sua poesia mostri una particolare attenzione verso l’altro, verso le sofferenze e le ingiustizie. Nel contempo l’autrice dimostra una passione viscerale per la natura in generale e per il mare nello specifico.
“Istantanee di vita” rappresenta il suo esordio narrativo e gli argomenti cari in poesia vengono qui confermati. Questa raccolta di racconti vede Ester Cecere cimentarsi con un registro, quello narrativo, diverso per formato ed estensione, ma soprattutto per contenuti. Infatti, se lo spazio concesso dalla poesia rende possibile brevi excursus nella riflessione e nel sentimento, nel racconto è possibile riferirsi a fatti concreti reali o di fantasia più articolati rispetto a quegli stessi temi. Come spiegato nella Postfazione da Maria Rizzi, i racconti contenuti in “Istantanee di vita” sono basati su storie realmente accadute o autobiografiche. Ciascun racconto è preceduto da una citazione famosa che introduce l’argomento affrontato. Per quanto sia comunque ristretto lo spazio in confronto al romanzo, l’autrice riesce a fornirci tutti gli elementi introspettivi indispensabili perché possiamo comprendere i pensieri e i sentimenti dei protagonisti. Lo stile, che rinuncia alle digressioni liriche che potremmo aspettarci in una poetessa, si presenta asciutto ed elegante nella forma, sapientemente incalzante e drammatico nella trama.
L’autrice afferma di ispirarsi idealmente ai canoni del Verismo e questa ispirazione è lampante nella rappresentazione accurata e concreta della realtà. Ma la lettura di questi racconti non suggerisce affatto il fatalismo caratteristico della corrente letteraria di fine Ottocento. Tutt’altro. Oltre a contenere tutti gli elementi per calarsi in modo credibile nella contemporaneità, questi sedici racconti incoraggiano a reagire e superare lo status quo, per ottenere un miglioramento, attraverso la consapevolezza degli accadimenti umani, la conoscenza delle leggi naturali e un’opposizione coraggiosa all’indifferenza che troppo spesso irrigidisce le coscienze.
Le trame dei racconti sono policrome, spaziano cronologicamente dalla seconda guerra mondiale all’attualità, mentre si muovono lungo la geografia di tutto lo stivale, con incursioni all’estero che si spingono fino all’Africa e all’Asia. Passando dall’amore ingenuo e deluso di Silvana all’umanità inaspettata trovata da Miriam in un estraneo, dal rischio di Rosanna di morire fucilata per una frase coraggiosa al desiderio della piccola Patrizia di comprendere la morte dei capodogli arenati sulla spiaggia, dalla sorpresa di Rosalba davanti all’indigenza delle popolazioni dell’Indonesia ai problemi oncologici di Viviana, dalla generosità dell’urologo Giovanni che si offre come cooperatore umanitario in Uganda, fino alla sofferenza di un gabbiano malato di botulismo raccolto e poi curato.
La capacità peculiare di Ester Cecere sta nell’aver saputo trasmettere il pathos specifico che ciascun episodio meritava. La guerra, la solitudine, i comportamenti dell’uomo che feriscono l’uomo e la natura, l’amore per il mare e i suoi abitanti, la povertà e i mali specifici che affliggono sia la nostra società, sia in maniera diversa il terzo mondo, le gabbie di ingiustizia e sperequazione alle quali l’uomo si adatta con troppa facilità. E in molti casi il racconto si fa occasione per sferzare la nostra inerzia, per criticare ad esempio il modo irragionevole con il quale la plastica sta corrompendo il mare e la vita di pesci e uccelli. Ventaglio interessante e variegato quello dei temi affrontati dall’autrice, capace e sensibile, che si serve della rappresentazione di storie di vita vissuta per raccontarci il nostro tempo.